L’artigianato può correre sul doppio binario: alta capacità e treno a vapore. Ma resta invisibile (solo) ai miopi

Artigiano è colui che da un filo costruisce la trama della tela, dall’argilla il vasellame, dalla paglia intreccia ceste e altri suppellettili. Potremmo andare avanti all’infinito sulla capacità di trasformazione delle materie prime, che unite alle abilità delle mani e alla forza creativa della mente posso dare vita ad autentici capolavori.

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Presentazione di Irpine a Lioni

Questo per dire che è arrivato il momento di ammettere che l’artigianato sia un autentico pilastro dell’economia, ma resta sommerso tanto nella Campania interna, quanto nell’intero Mezzogiorno d’Italia. Mentre ancora si rincorre un sogno ormai svanito della grande industrializzazione e degli investimenti a pioggia del Governo, si trascura del tutto un comparto che potrebbe costruire una trama socio economica solida e d’avanguardia. Si predicano investimenti nell’agricoltura, che deve necessariamente aderire alle logiche della ‘multifunzionalità’; nei turismi- che variano da quello emozionale a quello esperienziale- ma non nell’artigianato di altissima qualità.

Mettiamo sul tappeto un pò di elementi derivanti dagli umori tracciati in questi mesi. Determinante è stata la riflessione di Gilda Rizzi, avvocatessa, protagonista di Irpine, che nel corso della sua intervista ha descritto con grande lucidità l’alone di precarietà e debolezza dell’artigianato locale. Poi c’è stata la lezione goletana di Brunello Cuccinelli a Sant’Angelo dei Lombardi; le critiche espresse dall’ex presidente della Provincia Domenico Gambacorta alle illustrazioni dei poli scolastici di eccellenza sull’assenza dell’artigianato. E infine il progetto di internazionalizzazione delle botteghe irpine candidato alla Regione da Confartigianato Avellino. Partiamo per gradi. “C’è chi riesce a organizzarsi da sola, e chi invece non ce la fa; a Lioni c’è una bella realtà di artigianato e manualità, ma purtroppo non emerge per mancanza di fondi e possibilità economiche. Vorremmo infatti inserirci nella progettazione europea” ha dichiarato Gilda Rizzi nell’intervista, centrando in pieno la criticità che avvolge il comparto.

L’imprenditoria femminile è forte in provincia. Lei che percezione ha? “E’ forte ma non ha sbocchi, le donne sanno fare molte cose, ma queste attività non riescono a trasformarsi in redditività. Le mostre espositive fanno conoscere appena i prodotti, ma sono fine a loro stesse nel senso che non c’è quasi mai un seguito. Ho visto prodotti meravigliosi a Gesualdo, ma dopo l’evento se ne sono perse le tracce. Bisogna entrare in un circuito economico, è questo l’obiettivo”.

La consulta dovrà sollecitare un incremento nelle start up. “Le iniziative sono in salita e di difficile applicazione, perché subentrano fattori come la mancanza di interlocutori sull’avviamento burocratico, del marketing, dell’individuazione del mercato ed altri aspetti. I social fanno poco e niente: vedersi e confrontarsi è tutta un’altra cosa”.

Lo straordinario Cuccinelli, magnate della moda italiana nel mondo, ha illustrato a Sant’Angelo un altro modo di interpretare i centri storici delle aree interne. La sua Solomeo oggi è un’azienda artigianale a cielo aperto, che offre lavoro a migliaia di persone; pratica il culto delle arti e della cultura e ha costruito la cifra del grande patrimonio del made in Italy e del made by italians. Peccato che il suo pubblico sia stato il parterre confindustriale- agroalimentare e aerospazio in primo luogo- e non associazioni di categoria impegnati sul settore, nè gli stessi artigiani.

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Produzione artistica di Rachele Branca, pittrice e scultrice di Bagnoli Irpino

Di recente invece, è arrivato l’annuncio di Confartigianato Avellino, che ha candidato un progetto in Regione Campania per candidare le piccole bottteghe artigiane irpine sul mercato internazionale, attraverso i Temporary Room. Allora l’obiettivo da porsi diventa davvero ambizioso: costruire un brand territoriale indicativo di una cifra composta dalla eccellente qualità delle materie prime, dalla creatività espressiva della manualità, e dall’espressione identitaria che contraddistingue un popolo. Perchè di questo stiamo parlando. Ma sono documentati questi elementi? Sono stati sviscerati? Dove sono?

Tornando alle considerazioni dell’avvocatessa Rizzi, restano nel limbo tutte quelle attività etichettate come “hobbistiche” che potrebbero avere sbocchi differenti se indirizzate nella maniera giusta. Riprendendo la critica dell’ex presidente Gambacorta, è necessario spingere sulla formazione se si vuole affidare un ruolo al comparto. Non bisogna dimenticare che la generazione di artigiani che ha tenuto in piedi l’economia fino agli anni ’70 si è ormai estinta, lasciando spazio al ceto impiegatizio e a quello operaio, tale per cui non possiamo più considerare che il “mestiere” venga tramandato per ereditarietà”. Il salto generazionale ha creato una forte lacuna che può essere compensata solo con un investimento serio sulla formazione. Diversamente, dovremmo continuare ad ammirare la grandeur che ha costruito Brunello Cucinelli, restando con “le mani in mano”.

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