Bar Corrado. Una vetrina del ‘900 santangiolese.

Nelle parole dell’autrice, scrivere una pubblicazione sul “Bar Corrado” era un atto dovuto. Per Sant’Angelo, la sua gente, per quanti sono stati costretti ad abbandonare il paese e per quanti non ci sono più. Ma l’intento non è stato quello di ricostruire uno spaccato di storia per celebrare la solita e ormai stucchevole sagra del “te ricuordi”, appesantita da un intreccio di malinconia e nostalgia che non possono appartenere a chi il paese “prima” non l’ha vissuto. Recuperare la storia del “Bar Corrado” vuol dire, nelle pagine di Elisa Forte, ri-conoscere un trascorso del tessuto sociale cittadino, rafforzare il senso di appartenenza e promuovere nuove leve per la crescita e lo sviluppo. Quel tessuto sociale vissuto in maniera corale dal territorio, che nel secolo scorso aveva Sant’Angelo come punto di riferimento burocratico e commerciale. Non solo. Sono migliaia gli studenti “fuori sede” del liceo De Sanctis che abitavano a pensione a Sant’Angelo, così come erano centinaia gli impiegati statali che avevano fittato case in paese. Ognuno di loro è stato in qualche modo protagonista del Bar, ha partecipato alle feste nella sala grande, ha frequentato la sala biliardo, ha giocato a carte o ha preso semplicemente il caffè. La storia raccontata nelle pagine del libro non ambisce dunque a raccontare la storia dell’ascesa sociale di una famiglia, ma a restituire una vetrina del ‘900 santangiolese, come cita peraltro il sottotitolo, e a celebrare l’etica del sacrificio e della conquista, anche in condizioni di “povertà”. Non è causale infatti, la scelta del narratore di far coincidere il racconto con gli anni a cavallo fra le due guerre, replicando uno scenario socio economico di grande miseria, con un alta percentuale di emigrazione e una scarsa possibilità di intraprendere la strada della fortuna. Uno scenario verosimile al nostro, con tutte le accezioni del caso e sicuramente tutt’altro che banali. A partire infatti dagli anni ’30 e fino all’epilogo del 1980, precisamente fino alla sera del 23 novembre, il Bar Corrado è stato protagonista indiscusso del secolo scorso santangiolese. Dall’invasione dei tedeschi, alla nascita della Repubblica, dal miracolo economico degli anni ’60 alla fioritura di una classe dirigente nazionale che Sant’Angelo ha esportato ai vertici nazionali. A reggere tutta l’impalcatura del racconto è una donna, un’eroina d’altri tempi, che ha puntellato con determinazione la costruzione di quella che potremmo definire la prima industria moderna, che ha sperimentato il metodo di produzione fordista “a conduzione familiare”, e sostenuto il progresso degli anni del miracolo economico. Il sacrificio, ma anche l’audacia e una mentalità orientata al commercio hanno interpretato nel tempo i grandi cambiamenti sociali, ovvero un’ascesa economica e sociale inimmaginabile nei primi del 1900. Inaspettatamente i grandi personaggi della storia cittadina e le evoluzioni storiche prendono forma attraverso i racconti della famiglia. Una famiglia numerosa e oltremodo laboriosa, che ha costruito negli anni un marchio di pregio, una cifra di valore per il paese, alimentando l’orgoglio cittadino. E poi. Pochissimi conoscono il reale disegno elaborato dalla famiglia, e dai fratelli Corrado, che sebbene avessero costruito un’industria dell’artigianato dolciario, non incontrarono le ambizioni della seconda generazione, affascinata dalle nuove professioni, dai concorsi pubblici e “dal posto statale”. Il testo elaborato dall’autrice riproduce le “voci di dentro”, che ha volutamente rinunciato agli spaccati di storia locale offerti da altre pubblicazioni, per far emergere un’altra prospettiva della ricostruzione, quella appunto di una vetrina. Oltremodo rilevante, il contributo fotografico e i documenti storici relativi alla seconda guerra mondiale custoditi gelosamente dalla famiglia, che non sono mai stati divulgati prima.

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